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Santuario di San Benedetto – Subiaco (RM)
 


Oggi siamo partiti di buon mattino da Chieti, il tempo non promette niente di buono, nuvoloni nerissimi si addensano in cielo, ma noi non ci siamo lasciati scoraggiare. Siamo diretti al Monastero di San Benedetto del Sacro Speco a Subiaco. Il Sacro Speco, insieme al  protocenobio di Santa Scolastica, è l’unico dei dodici monasteri fondati da San Benedetto non andato distrutto. Suggestivi da ammirare e visitare, entrambi divenuti oggi meta turistica di numerosi visitatori da ogni parte del mondo.  Noi dopo un lungo viaggio, siamo arrivati e ci siamo fermati per mangiare quello che mamma ci aveva preparato. Naturalmente abbiamo dovuto apparecchiare sopra un cofano di una macchine parcheggiata li vicino e ci siamo sbafati la bella insalata di riso preparata il giorno prima, seguita da delle bistecche di pollo impanate, che come diceva Giovanna, erano dure come le suole delle scarpe. Per aiutarci ci siamo bevuti anche de4l buon vino fresca fornitoci dalle campagne di Armando di Rocchio, presso cui mamma, non potendo mai stare ferma andava a fare i lavori in campagna. Poi ci siamo messi, insieme agli atri turisti, nel frattemp arrivati, in attesa dell'apertura del monastero per la proverbiale visita. Il “Sacro Speco, un vero «nido di rondini» come apparve a Pio II nel 1461, costruito su di una parete rocciosa del Monte Taleo che domina la vallata dove scorre il fiume Aniene. Addossato alla roccia a strapiombo ha pareti, volte e scale, perfettamente integrate nella pietra cui si appoggiano, e che con la loro irregolarità

garantiscono un’autentica suggestione in chi si avvicina per visitarlo. Composto da due Chiese sovrapposte e da Cappelle e grotte, interamente affrescate in epoche diverse, costituisce un monumento unico, per bellezza e spiritualità. Lasciata al naturale così come la trovò S. Benedetto, la grotta da dove ebbe origine la Regola e l’Ordine benedettino, è il cuore di tutto il complesso e dove è sistemata una statua in marmo (opera di Antonio Raggi 1657 discepolo del Bernini) raffigurante il Santo e il simbolico cestino di vimini dove i pastori mettevano il cibo. La chiesa superiore è interamente coperta da affreschi, opere di pittori della scuola senese del ‘300 e della scuola Umbro Marchigiana all’inizio del secolo XV che rappresentano il Bacio di Giuda, la Flagellazione, la fuga degli Apostoli, S. Francesco raffigurato senza aureola e stimmate e scene di

vita di numerosi Santi. Nella chiesa inferiore si possono ammirare dipinti con scene della vita di S. Benedetto; l’incontro con San Romano ed il ritiro nella grotta; un dipinto raffigurante Papa Innocenzo III che regge un cartello con su la bolla dove venivano assegnate le rendite al Monastero di S. Benedetto. Qui si trova anche la Scala Santa che usava S. Benedetto per raggiungere la grotta. Scendendo ancora più in basso si accede a quello che, fino al 1870, era il piccolo cimitero dei monaci dello Speco. Adiacente a esso è il Roseto di San Benedetto, il roveto fra le cui spine San Benedetto si gettò per vincere la tentazione, e dove poi San Francesco, durante la sua visita al Sacro Speco nel 1224, innestò delle rose. L’episodio di cui è protagonista San Francesco è raffigurato su una parete da un affresco del XVII secolo, opera del Manenti. Dal Roseto è possibile ammirare il complesso architettonico del santuario e le varie strutture che lo caratterizzano. Il monastero com’è attualmente visibile fu costruito nella seconda metà del sec.XIII. Il complesso del Monastero di San Benedetto è sorto nel luogo del Sacro Speco, la grotta nella quale il Santo aveva vissuto in penitenza ed in contemplazione (sec. VI). Al di sopra della grotta, alla fine del sec. XII, fu costruita la chiesa Inferiore con il nucleo originale del Monastero; ancora al di sopra, verso la metà del sec. XIV, venne aggiunta la chiesa Superiore. Pio II, visitando il Monastero di San Benedetto nel 1461, lo definì “nido di rondini”. Incassato nella roccia a strapiombo sulla valle sottostante, tale appare al visitatore che percorre il Bosco Sacro. Pareti, volte e scale, perfettamente integrate nella pietra cui si appoggiano, con la loro irregolarità, garantiscono un’autentica suggestione in chi si avvicina per visitarlo. Composto da due Chiese

sovrapposte e da Cappelle e grotte, interamente affrescate in epoche diverse, costituisce un monumento unico, per bellezza e spiritualità, tra quanti la storia della Chiesa e dell’Arte hanno abbondantemente dotato il nostro Paese Il Monastero di San Benedetto e quello vicino di Santa Scolastica costituiscono un complesso di grande rilevanza religiosa e artistica, in una cornice di notevole valore anche naturalistico (è territorio del Parco Regionale dei Monti Simbruini). Entrando nel monastero, sul lato destro dell'imponente arco che dal parcheggio delle auto introduce il visitatore al complesso monastico, si nota inciso sul muro (è in verità abbastanza consumato) il Sigillo di San Benedetto in forma ovale, anziché nella classica forma circolare. Questo emblema, la cui invenzione, attribuita al celebre santo di Norcia, ha potenti proprietà di esorcismo e di protezione. Lo stesso sigillo, di fattura più pregiata, lo troviamo inciso su una placca di marmo all'interno del monastero, lungo la parete della scalinata che scende verso la chiesa inferiore, laddove si trova la grotta del Santo. Ve ne sono anche altri, naturalmente, sparsi nel complesso, come in molti altri luoghi di culto che sono o sono stati benedettini. A questo importante sigillo è dedicata una pagina apposita ed una galleria d'immagini nella sezione dei simbolismi. Ci fa da cicerone un frate di origini scozzesi e ci introduce, spiegandoci tutto, nelle varie stanze del Monastero. Soddisfatti della visita, soprattutto per aver scampato al’acquazzone che nel frattempo si era scatenato, ci rimettiamo in cammino per andare a visitare un altro luogo importante Pescina. Un piccolo gioiello medievale nel cuore della Marsica, il borgo di Pescina sorge all’imbocco della valle del Giovenco tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, di cui è una delle principali

porte d’accesso, e il Parco Regionale Sirente-Velino. A dominare sul centro abitato di Pescina sono i resti del castello, con la sua imponente torre. Si tratta del castello di “Rocca Vecchia”, appartenuto a Ugone del Balzo, e, più tardi, denominato “Piccolomini”, dal nome della famiglia che, a lungo, governò queste terre.  Il borgo di Pescina ha dato i natali a diversi grandi personaggi della storia politica, religiosa e letteraria d’Italia e d’Europa, e orgogliosa dei suoi figli illustri, oggi ospita il Centro Studi Ignazio Silone. Nella prima settimana di dicembre Pescina ospita il Premio Internazionale Ignazio Silone, istituito per garantire la continuità, nel ricordo, dell’opera di questo grande scrittore abruzzese. Il premio è articolato in diverse sezioni e vi si accede tramite bando di concorso indetto dal centro studi Ignazio Silone di Pescina. A questa importantissima manifestazione partecipano i nomi più conosciuti del panorama letterario nazionale ed internazionale. Alla giuria, composta da personaggi di notevole “peso” culturale, spetta il difficile compito di selezionare i vincitori tra centinaia di partecipanti. Abbiamo fatto una lunga sosta nei pressi della tomba dello scrittore.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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