a Chieti 2010
Ogni tanto, mi
reco alla biblioteca De Meis, dista appena un chilometro da casa mia, un po' per
fare quattro passi dopo mangiato e un po' per andare a leggermi qualche buon
libro. Faccio questo di pomeriggio, il martedì e il giovedì;
e si mentre nelle
altre città italiane le biblioteche vorrebbero tenerle aperte anche di domenica
e nel frattempo fanno un continuato dalle 8,30 alle 19,
da noi è aperta solo la mattina e questi due giorni alla settimana di
pomeriggio. E' sempre vuota e ci sono più guardiani (ti chiedono all'ingresso la
carta di identità... unico posto al mondo) che persone che consultano libri.
Questo accade di pomeriggio, non so dirvi la mattina, ma non
credo che i
ragazzi che fanno filone, quelli |
Chiesa San Giusrino - Ex
Voto |
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che ne avrebbero bisogno, vengano fin quaggiù al Teate
Center, dovendo prendere anche un mezzo pubblico; io li vedo spesso gironzolare
alla Villa Comunale o seduti sulle panchine di ferro intorno alla Fontana
Monumentale in altre faccende affaccendati. Ieri mi è capitato in mano un
librettino interessante che riportava sulla copertina un quadro che avevo già
visto qualche tempo fa nella cripta di San Giustino, si proprio quella , la
chiesa sotto la chiesa, quella che è sempre aperta ed è sempre al buio. Fateci
un giro, le cose che vi si trovano sono estremamente interessanti. Come dicevo
il libretto parlava della famosa Corsa dei cavalli Barberi che si teneva a
Chieti, rappresentata su questo ex Voto. <<
....Nella cattedrale di San Giustino a Chieti, un dipinto su tela, collocato
alla sinistra della cappella centrale, quella dove sono consacrate, in apposita
teca, poste sotto l'altare, le reliquie del Protettore di Chieti, San Giustino.
Il dipinto, realizzato su tela, con tecnica a olio, è un ex voto e mostra
l'arrivo dei cavalli in corsa nella zona dell'ex pescheria, l'autore è anonimo.
Gli edifici che vi compaiono sono il Seminario Arcivescovile con il suo bel
porticato(da notare che il numero delle arcate non corrisponde alla realtà) e
alla destra il Palazzo Santuccione. Addossato al Seminario, vi è un caseggiato a
piani degradanti. Di fianco possiamo notare delle bilance e vari cesti
appoggiati a terra, appartenenti ai venditori di pesce, carbone e legna; siamo
infatti nella zona denominata "Piazzetta" ove si svolgeva il mercato. Al centro
del quadrato, in primo piano, si osservano dei cavalli in corsa che
sopraggiungono, e davanti a essi, un gruppo di giovani intenti a fermarli, o che
comunque sembra si stiano muovendo con tale intenzione. La situazione
rappresentata nella scena è di estremo pericolo, tanto da sollecitare
l'intervento miracoloso di San Giustino, che appare in alto tra un nugolo di
nubi rosa e azzurre, con lo sguardo paterno rivolto verso il basso, con le
braccia aperte e la mano destra disposta al gesto benedicente (si
osservino le dita). Tutto ciò richiede l'intervento
del Santo e quindi lo scampato pericolo per i giovani incauti e per la folla che
lì si era radunata. L'immagine del Santo di cui appare solo il busto è colorata
in modo vivace, vistoso, in stile naif, per richiamare l'attenzione
dell'osservatore e guidarlo all'interpretazione del "vissuto" narrato su tela.
L'abbigliamento delle persone dipinte ci aiutano a datare il quadro, sia pure
con approssimazione e con le dovute cautele. Gli uomini rappresentati sono ben
vestiti, certamente rappresentano i notabili della città; il carattere di
notabile può essere riferito anche all'uso del bastone. Indossano un cappotto
doppiopetto, a collo alto e pantaloni aderenti; il collo della camicia è fermato
da un papillon; in testa hanno un cappello nero a cilindro. Le donne hanno
lunghi e voluminosi abiti, le spalle sono protette da ampi scialli; in testa
hanno un caratteristico cappellino ben calzato che circonda il viso ben
delineato della visiera. Questi abiti e quelli delle persone dipinte ci fanno
supporre che l'evento del quadro si riferisca a qualche vicenda accaduta nel XIX
secolo, mentre si svolgeva una delle tante edizioni delle corse dei berberi. Il
punto di partenza era il Piazzale Sant'Anna, dove veniva sistemato lo steccato
dietro il quale si allineavano i cavalli; si proseguiva lungo la strada di
Sant'Anna (oggi via Padre Alessandro Valignani), si imboccava via Arniense,
proseguendo fino a Piano Sant'Angelo (oggi piazza Matteotti) e di lì imboccando
via Arniense si giungeva al traguardo, (a
lu ricchiappe), posto alla Piazzetta davanti alla
Pescheria. Sulla destra veniva sparsa abbondante sabbia allo scopo di favorire
la presa sul selciato da parte dei cavalli in corsa per evitare che scivolassero
sul lastricato, mentre ai lati della carreggiata, vicino al marciapiedi era
costruito uno steccato dietro il quale si disponeva la folla per assistere allo
spettacolo. I cavalli correvano senza fantino, alla partenza erano incitati con
sistemi poco ortodossi, naturalmente senza dare nell'occhio dei procuratori
della festa e degli agenti di polizia. Infatti spesso, nelle parti più intime
del corpo, sotto la coda, strofinavano polvere di peperoncino cocente o di pepe
o altra sostanza urticante allo scopo di eccitare gli animali che pungolati
anche con bastoni di ferro acuminati partivano al galoppo come forsennati. Al
traguardo, i cavalli che vi giungevano, venivano fermati da un grosso panno
bianco, una specie di grosso telone contro cui i cavalli andavano a sbattere,
mentre gli agenti della gendarmeria regale, procedevano ad imbrigliarli. Non è
da escludere che nel corso dei secoli i sistemi di ripresa possano essere stati
diversi e, per quanto concerne il punto di partenza, è da dire che esso, in
antico era sistemato nella zona di Porta Sant'Anna, nei pressi della porta
omonima. L'arrivo dei cavalli era sempre un momento di grande tensione, durante
il quale potevano accadere incidenti, infatti a volte i cavalli sfuggivano oltre
le barriere avventurandosi in Largo Cavallerizza e di lì proseguivano la loro
corsa lungo le vie cittadine, fra lo spavento generale. Un episodio del genere è
documentato nel giornale "Le Mosche"; il cronista scrive: " Nell'ultima corsa,
quella del giorno 12, non ne successero delle brutte per vero e puro miracolo,
operato forse da San Giustino, perché i cavalli, giunti al così detto
ricchieppe,
ruppero il cordone e si diedero a correre per le strada che dall'Ospedale Civile
mette al largo cavallerizza... . I cavalli dopo qualche tempo vennero ripresi...
e si rise e si pensò che l'anno venturo si dovrà trovare un'altra strada per le
corse"...
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